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    Tema sulla Crisi Economica in Italia e Mondiale



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    Tema Svolto La Crisi Economica | Tema sulla Crisi Economica in Italia - Problematica della Crisi Economica mondiale - Tema Svolto: Riforma Economica - Relazione sull'economia mondiale - Saggio Breve Crisi Economica - Articolo di Giornale sulla Crisi Economica




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    Temi sulla Crisi Economica



    Tema svolto sulla Crisi Economica in Italia

    @interruzioni.com
    Dopo il terremoto finanziario che ha investito gli Stati Uniti, a causa della crisi dei mutui subprime e che, per effetto della mondializzazione dei mercati, si è è propagato in tutto il mondo, anche in Italia si avvertono oggi forti segnali di crisi economica.
    Non si tratta di un fatto nuovo. Sono alcuni decenni che il nostro Paese attraversa una congiuntura economica difficile, principalmente a causa dell'ingente debito pubblico accumulato a partire dagli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. E, tuttavia, attualmente la situazione sembra essersi aggravata.
    Precarietà, licenziamenti, cassa integrazione, disoccupazione, famiglie in difficoltà costituiscono ormai esperienza quotidiana per milioni di italiani.

    I centri storici, un tempo il cuore pulsante della vita di un intero territorio, si stanno svuotando e vivono attualmente una stagione di degrado. Sempre più negozi chiudono, mentre le piazze vengono occupate da mendicanti e drop-out di ogni tipo, presenze poco rassicuranti per il cittadino quando non apertamente inquietanti e minacciose. Le nostre località, anche le più piccole, belle e ricche di storia, assomigliano sempre di più a Calcutta e sempre meno ad ordinati ed accoglienti nuclei della vita sociale, economica e culturale di un'intera comunità.

    Certo, l'economia e di conseguenza anche gli stili di vita, stanno cambiando e gli italiani stanno scontando la maggiore competitività di Paesi dove il lavoro costa meno. Lo si vede passeggiando per la strada: la gente è meno elegante di qualche anno fa e ha meno soldi da spendere.
    La globalizzazione sta impoverendo i ceti medi, principalmente coloro che operano nei settori economici tradizionali, dove la manodopera straniera a minor costo determina un congelamento delle retribuzioni degli occidentali.

    Eppure, la crisi economica che sta mettendo in ginocchio l'Italia, nel quadro globale di uno sviluppo senza occupazione, potrebbe costituire un'opportunità per rifondare la nostra economia.
    Sebbene proprio gli economisti sembrino, in questo frangente, i più disorientati, rivelando una volta di più che la loro disciplina è un'arte più che una scienza esatta, proprio ad un economista, Joseph Schumpeter, dobbiamo il concetto di distruzione creatrice. Secondo lo studioso tedesco, in buona sostanza, l'economia procede per crisi, che vedono morire le imprese meno competitive ed obsolete e trionfare le aziende competitive e innovative.

    Gli italiani sembrano invecchiati ed impigriti. Il benessere raggiunto li ha viziati e riempiti di pretese. Si tratta di ritrovare lo spirito, che nel dopoguerra, ci ha condotti alla Ricostruzione e al boom economico. Occorre rimboccarsi le maniche, ritrovare la tenacia e la voglia di lavorare duramente, valorizzare i giovani, le nuove idee e le nuove tecnologie. Si tratta di tagliare privilegi e rendite di posizione a politici, professionisti e membri della pubblica amministrazione. La nostra classe dirigente deve liberarsi finalmente dal "politicamente corretto", ormai ridotto a deprimente ipocrisia in tutte le questioni nazionali di maggior rilievo.

    Soltanto attraverso una distruzione creatrice di tale ingente portata, la terra che è stata la culla della civiltà romana, del Rinascimento, del talento creativo nell'arte e nell'artigianato saprà, come l'Araba Fenice, risorgere dalle proprie ceneri.

    Riferimenti bibliografici:
    De Masi, D. Sviluppo senza lavoro, Roma, Lavoro, 1994
    Ricossa, S. Come si manda in rovina un paese. Cinquant'anni di malaeconomia, Milano, Rizzoli, 1995
    Schumpeter, J.A. Capitalismo, socialismo e democrazia, Milano, Etas, 2001



    Tema sulla Crisi dei Mercati Finanziari
    Una bufera di incredibile forza si è abbattuta sui mercati finanziari e sulle economie di tutto il mondo. Dapprima voci autorevoli ci informavano, già da alcuni anni, della crisi dell'economia e del credito americani, soprattutto di quei famosi mutui subprime che stavano gettando sul lastrico migliaia di famiglie. Poi abbiamo visto in tv gli impiegati della banca d'affari Lehman Brothers portarsi via dai propri uffici gli scatoloni contenenti gli effetti personali, licenziati dall'oggi al domani. Infine abbiamo assistito al crollo di Wall Street con l'indice Dow Jones in caduta libera. Per effetto della globalizzazione e della stretta connessione dei mercati finanziari di tutto il mondo, la crisi americana sta avendo ripercussioni sull'economia planetaria e già si teme un lungo periodo di recessione economica, che significa sacrifici, difficoltà economiche e insicurezza esistenziale per miliardi di persone. E' possibile che l'Italia, proprio in virtù di una certa arretratezza economico-finanziaria, riesca ad attutire, almeno in parte, gli effetti negativi della crisi. Le nostre, infatti, non sono banche di investimento, bensì banche commerciali e hanno conservato una certa prudenza negli investimenti e nel concedere prestiti senza garanzie, rispetto all'aggressivo e innovativo mercato americano. Quello delle crisi finanziarie non è un fatto nuovo, ma un fenomeno che si ripete periodicamente nella storia del capitalismo. Non essendo l'economia una scienza esatta, ma una disciplina in cui coesistono opinioni diverse e spesso opposte, ci sono per esempio esperti che sostengono essere le crisi un fatto fisiologico nell'evoluzione del capitalismo. Si tratta di un argomento spinoso le cui cause, come quelle della peste manzoniana, vengono dibattute e mai a fondo comprese. Di certo le crisi finanziarie che si sono succedute nella storia un po' si assomigliano tutte. C'è una tendenza all'indebitamento, ci sono individui che mettono in atto speculazioni, talvolta perfettamente convinti della propria genialità, ci sono folle di persone che si fanno prendere dell'euforia di guadagni facili e che si rifiutano di guardare in faccia la realtà. Infine, quando tutto il sistema di strumenti finanziari messo in piedi si rivela carta straccia, esplode la crisi, come già avvenne nell'America del 1929, come si ripeté poi, solo per ricordare le crisi più recenti, con gli junk bond (le "obbligazioni spazzatura") ideati da Milkien, la bolla speculativa della new economy, lo scandalo Enron. La fiducia cieca nel mercato, vero totem moderno, e sulle sue capacità di autoregolarsi ha mostrato di essere una credenza fallace. La deregulation, ossia il liberismo sfrenato propagandato almeno dagli anni Ottanta, al tempo del presidente Reagan, ha dimostrato di non contribuire alla diffusione del benessere, ma soltanto ad allargare la forbice tra ricchi e poveri. E anche i tentativi posti in essere dal governo americano per affrontare quest'ultima crisi, cioè di caricare i debiti delle banche sulle spalle dei contribuenti, sembra andare nella direzione della massima tutela dei ceti più elevati, che sono molto influenti a Washington, a scapito dei meno abbienti. Non a caso i commentatori parlano di un "welfare per ricchi" che funziona sempre con celerità ed efficacia. Il mercato, da solo, si rivela ancora una volta una giungla, il far west. Senza una base etica che lo sostenga, il capitalismo dimostra di essere un'economia di rapina. Occorrono allora regole chiare che tutelino i piccoli risparmiatori e le classi più povere. E vanno istituiti organismi di controllo, al di sopra delle parti, che garantiscano i più deboli e svolgano il ruolo di arbitri del mercato. Nel caso della crisi americana questi istituti c'erano, ma non hanno funzionato a dovere, per negligenze, responsabilità e conflitti di interesse che andrebbero meglio individuati e sanzionati. Soprattutto la crisi finanziaria odierna rappresenta un'opportunità per tutti noi di ripensare al nostro sistema di vita che tende al consumo parossistico, all'euforia ingiustificata di possedere e spendere sempre di più, all'indebitamento sconsiderato del "prendi subito, paga dopo", come ci ha ricordato il sociologo Zygmunt Bauman. È il momento di chiedersi se questa economia basata su sempre nuovi bisogni indotti dall'industria e sulla crescita perenne del PIL (Prodotto Interno Lordo) sia l'unica economia praticabile. O se piuttosto non dobbiamo imparare a rimodulare il nostro modo di produrre e i nostri desideri. Forse la depressione economica e psicologica di questi giorni, contrastando la maniacalità produttiva e consumistica propagandata dalle elite al potere, può davvero aiutarci a riflettere seriamente e a ritrovare noi stessi

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    Importanza della Musica nel Mondo Antico - Quintiliano, Traduzione delle Versione



    Tratto da Quintiliano, Institutio oratoria, I, 10, passim



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    Titolo della Versione Importanza della Musica nel Mondo Antico
    Autore: Quintiliano
    Input: Nam quis ignorat musicen
    Libro:

    Un po' di storia:

    La musica esiste da tempi molto antichi, sicuramente da prima ancora che ne rimanesse traccia storica. Non c'è stata civiltà che prima o poi non abbia sviluppato un proprio sistema musicale, o che non ne abbia adottato uno, seppure adattandolo alle sue necessità oppure ai suoi gusti... Continua qui: [+]Wikipedia


    Versione Importanza della Musica nel Mondo Antico - Quintiliano
    [Nam] quis ignorat musicen, ut de hac primum loquar, tantum iam illis antiquis temporibus non studii modo verum etiam venerationis habuisse ut idem musici et vates et sapientes iudicarentur, mittam alios, Orpheus et Linus: quorum utrumque dis genitum, alterum vero, quia rudes quoque atque agrestes animos admiratione mulceret, non feras modo sed saxa etiam silvasque duxisse posteritatis memoriae traditum est. X. Itaque et Timagenes auctor est omnium in litteris studiorum antiquissimam musicen extitisse, et testimonio sunt clarissimi poetae, apud quos inter regalia convivia laudes heroum ac deorum ad citharam canebantur.


    Traduzione Importanza della Musica nel Mondo Antico - Quintiliano
    [Infatti] tutti sanno che la musica - per cominciare da questa - ha goduto, fin dall'antichit?, non soltanto di grande attenzione di studio ma anche di una sorta di venerazione, al punto che Orfeo e Lino, per non parlare degli altri, erano considerati al tempo stesso musici, vati e sapienti: entrambi generati dagli dei, ma del primo, poich? con la meraviglia che suscitava riusciva ad addolcire anche gli animi rozzi e incolti, si tramand? come leggenda che avesse trascinato non solo le bestie feroci, ma anche le pietre e le selve. Pertanto anche Timagene sostiene che, tra tutte le discipline che hanno attinenza con le lettere, la musica sia la pi? antica, e a testimonianza di ci? vi sono celeberrimi poeti che ci ricordano come durante i banchetti regali si cantassero le lodi degli dei e degli eroi con l'accompagnamento della cetra.


    Siti Utili: studentville latin.it versioni studenti.it
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    aggiunta la traduzione
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    Proemio delle Storie di Erodoto Traduzione Versione di Greco Storie - Proemio



    Le Storie Erodoto Proemio - Inizio delle Storie di Erodoto - Introduzione alle Storie di Erodoto Traduzione in Italiano dal Greco



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    Titolo della Versione Proemio delle Storie
    Autore: Erodoto (Le Storie)
    Input: Ἠροδὀτου Ἁλικαρνησσέος ἰστορίης ἀπόδεξις ἤδε
    Libro: L'Abbraccio di Dafne

    Versione Proemio Le Storie di Erodoto
    SPOILER (click to view)

    Ἠροδὀτου Ἁλικαρνησσέος ἰστορίης ἀπόδεξις ἤδε, ὠς μήτε τὰ γενόμενα ἐξ ἁνθρώπων τᾧ χρόνῳ ἑξίτηλα γένηται, μήτε ἔργα μεγάλα τε καὶ θωμαστά, τὰ μὲν Ἔλλησι, τὰ
    δὲ βαρβάροισι ἀποδεχθέντα, ἀκλεᾶ γένηται, τά τε ἂλλα καὶ δι'ἢν αἰτίην ἐπολέμησαν ἀλλήλοισι




    Traduzione Proemio le Storie di Erodoto
    Erodoto di Alicarnasso espone qui il risultato delle sue ricerche storiche; lo scopo è di impedire che avvenimenti determinati dall'azione degli uomini finiscano per sbiadire col tempo, di impedire che perdano la dovuta risonanza imprese grandi e degne di ammirazione realizzate dai Greci come dai barbari; fra l'altro anche la ragione per cui vennero a guerra tra loro.
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    Candaule e Gige Erodoto Versione di Greco: Traduzione



    Candaule e Gige Racconto - Novella di Erodoto Candaule e Gige - Erodoto Le Storie Versione di Latino Gige e Candaule



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    Titolo della Versione Candaule e Gige
    Autore: Erodoto (Le Storie)
    Input:
    Libro: L'Abbraccio di Dafne

    Versione
    SPOILER (click to view)

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    Traduzione
    Prima Parte
    dunque questo Candaule s'innamorò dell sua sposa e ,innamorato com'era,credeva di avere la donna più bella di tutte.Pertanto,avendo questa opinione,poichè fra le guardie aveva Gige,figlio di Dascilo,che gli era molto caro,a questo Gige Candaule sia affidava gli affari più importanti sia parlava anche della sua sposa,lodandola oltre misura.Trascorso non molto tempo,poichè era destino che a Candaule capitasse una sciagura,faceva a Gige un tale discorso:"o Gige,poichè non credo che tu possa prestarmi fede,quando ti parlo della bellezza della mia sposa(infatti le orecchie per gli uomini sono più increduli degli occhi),fa in modo di vederla nuda."ma quello ad alta voce rispose:" signore,quale mai insano discorso tu fai,ordinandomi di vedere la mia signora nuda?nello steso tempo in cui si spoglia delle vesti,la donna si spoglia anche del pudore.Da tempo antico sono stati trovati dagli uomini i buoni precetti,dai quali bisogna apprendere;e fra questi uno è questo,che ognuno si guardi le cose sue.Io sono convinto che quella è la più bella di tutte le donne,e ti prego di non chiedermi cose contrarie ad ogni buona usanza."

    Seconda Parte
    Quello dunque con tali parole cercava di opporsi,temendo che gliene venisse qualche male.Ma l'altro replicò così:"fatti coraggio,o Gige,e non temere nè me,c'hio ti faccia un tale discorso per metterti alla prova,nè la mia sposa,che tu riceva da lei qualche danno;infatti,anzitutto io farò in modo che essa neppure sappia di essere vista da te.Io ti collocherò nella stanza in cui dormiamo dietro la porta lasciata aperta;e dopo che sarò entrato,si presenterà anche mia moglie per coricarsi vicino a me.presso l'ingresso c'è uno sgabello;su questo essa porrà spogliandosi ciascuna delle sue vesti ad una ad una e in tutta tranquillità ti sarà possibile vederla.Quando poi si dirigerà dallo sgabello verso il letto e tu verrai a trovareti alle sue spalle,abbi cura da quel momento che non ti veda nel passare attraverso la porta.".Pertanto quello,poichè non poteva esimersi,era pronto;e candaule,quando gli sembrò chefosse tempo di coricarsi,condusse gige nella stanza,e subito dopo comparve anche la moglie;quindi una volta entrata,mentre deponeva le vesti,Gige la guardava.Come poi si trovò,mentre la donna andava verso il letto,alle sue spalle,uscì fuori di soppiatto.

    Terza Parte
    Ma la donna lo scorge mentre esce e,pur avendo compreso ciò che era stao fatto dal marito,non gridò per essere stata disonorata nè dette a vedere di esseresene accorta,avendo in animo di vendicarsi di Candaule;infatti presso i Lidi,e in genere presso tutti gli altri barbari,anche per un uomo è di grande vergogna lasciarsi vedere nudo.Allora perciò,senza far mostra di nulla,se ne stava cos' tranquilla;ma,non appena si fece giorno,fattisi pronti dei servi quelli che lei vedeva più fedeli,mandò a chiamare Gige.Questi,credendo che la donna non sapesse nulla di ciò che era accaduto,rispose all'invito;infatti anche in precedenza,quando appunto la regina lo chiamava,era solito recarsi da lei.Come Gige le si presentò,la donna parlò così:"o GIge,di 2 vie che ora ti sono davanti ti lascio scegliere quella che vuoi intraprendere:o infatti,dopo aver ucciso candaule,tieniti me e il regno dei Lidi,o devi tu stesso morire immediatamente,affinchè tu non veda in avvenire ciò che non devi,obbedendo in tutto a Candaule.Orsù,bisogna che o muoia quello,che ha ordito questo inganno,o tu,che hai visto me nuda ed hai commesso azioni non lecite.".Per un certo tempo Gige restò sbAlordito da queste parole,poi la supplicò di non legarlo alla necessità di fare una tale scelta.

    Quarta Parte
    GIge però non riusciva a persuaderla,ma vedeva che gli era davanti la reale necesità o di uccidere il suo signore o di essere ucciso egli stesso da altri;allora sceglie di sopravvivere lui.E rispose dicendo tali parole:"poichè mi constringi ad uccidere il mio signore contro la mia volontà,orsù,ch'io sappia in quale modo anche potremo eliminarlo".Allora quella rispondendo disse:"l'attacco muoverà dallo stesso luogo da cui anche lui mi mostrò nuda;sarà assalito nel sonno."Come prepararono l'insidia,sopraggiunta la notte(infatti GIge non era lasciato libero nè egli aveva alcuna via di scampo,ma era inevitabile che morisse o lui o Candaule),seguì la donna nel talamo.Quella,allora,datogli il pugnale,lo nasconde dietro la stesssa porta.Poi,mentre Candaule dormiva,Gige entrato di soppiatto lo uccise e si ebbe la donna e il regno.Di lui si ricordò anche in un trimetro giambico Archiloco di paro,vissuto nello stesso tempo.



    Traduzione alternativa Candaule e Gige
    Allora dunque questo si innamorò della propria moglie ed essendo innamorato riteneva di avere la donna di gran lunga la più bella fra tutte. E così avendo questa opinione( lett. ritenendo queste cose ) aveva tra le guardie Gige, figlio di Discilo, che gli era molto gradito.

    Candaule si consigliava con questo Gige sia sulle cose più importanti tra gli affari, sia sull'aspetto della donna lodandola oltre misura. Dal momento che non era trascorso molto tempo disse a Gige così: "Gige dunque non penso che tu sia persuaso da me quando parlo dell'aspetto della donna (capita infatti che per gli uomini le orecchie sono più infide degli occhi), fa' in modo di vederla nuda". Quello dopo aver levato un grande grido disse :

    "O signore tu fai un discorso non di persona sana ordinandomi di guardare la mia regina nuda? Infatti nello stesso momento in cui una donna si spoglia del vestito si spoglia anche del pudore. Sono persuaso da te del fatto che quella sia la più bella fra tutte le donne e ti chiedo di non chiedermi cose illecite". Allora dicendo queste cose le respingeva temendo che da queste gli capitasse un male.
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    Ricerca su Nettuno - Nettuno Epiteti



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    Ricerca breve su Nettuno, Mito di Nettuno, Nettuno e Poseidone, Divinità Nettuno, Pianeta Nettuno, Cosmologia, Epiteti di Nettuno, Aggettivi e qualità Nettuno, Mitologia



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    CITAZIONE
    Sul Forum è presente una versione riguardante quest'argomento:

    Nettuno Traduzione Versione Latino


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    Nettuno (in Latino Neptūnus) è una figura della mitologia romana, era il dio delle acque correnti e in seguito divenne, dopo il 399 a.C., il dio del mare trasformandosi nell'equivalente del dio greco Poseidone, e già Cicerone nel suo trattato Sulla natura degli dei così lo descrive:

    « …Il primo regno, cioè il dominio su tutto il mare, fu affidato a Nettuno che la tradizione vuole fratello di Giove ed il cui nome è un ampliamento del verbo nare… »

    Malgrado il fatto che il suo culto si sviluppò dopo il suo accostamento a Poseidone, Nettuno fu sempre meno popolare, fra i marinai, di quanto lo fosse Poseidone presso i greci.
    Nettuno inoltre veniva identificato con Nethuns, il dio etrusco delle acque dolci e dei pozzi.
    Secondo la mitologia abitava in fondo al mare e comandava ai mostri marini ed alle tempeste. Viene spesso rappresentato ritto su di un carro trainato da cavalli marini, e con un tridente nella mano destra come simbolo di comando.
    Veniva onorato il 23 luglio, con le festività dei Neptunalia, a cui furono poi uniti i ludi Neptunialicii (dal III secolo a.C.) Il suo tempio si trovava al Circo Flaminio all'interno del Campo Marzio a Roma. Nella mitologia Romana aveva una divinità associata (paredra) detta a volte Salacia a volte Venilia.
    Nettuno, signore del mare e delle acque, ha dato il nome al Nettunismo, una teoria proposta del geologo tedesco Abraham Gottlob Werner nel XVIII secolo, secondo la quale tutte le rocce avrebbero avuto origine marina.



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    Epiteti di Nettuno


    Epiteto di Nettuno/Poseidone era Enosigeo (lat. Ennosigaeum, gr. Ἐ(ν)νοσίγαιος, scuotitore di terre)
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    Nettuno, Traduzione delle Versione di Latino




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    Titolo della Versione Nettuno
    Autore: ??
    Input: A graecis et romanis neptunus, saturni filius, aquarum deus putatur.
    Libro: Il Latino di Base - Materiali per il Ripasso, Recupero e Approfondimento Pag 42

    Un po' di storia:

    Nettuno (in Latino Neptūnus) è una figura della mitologia romana, era il dio delle acque correnti e in seguito divenne, dopo il 399 a.C., il dio del mare trasformandosi nell'equivalente del dio greco Poseidone. ... Continua qui: [+]Nettuno


    Testo Latino Versione Nettuno
    A graecis et romanis neptunus, saturni filius, aquarum deus putatur.
    neptunus enim non solum pelagi, sed etiam fluvorium rivorumque imperium habet. cum aliis deis in olympo habitat, sed sape de olympo in oceanum descendit: nam splendidum domicilium in oceano apud insulam euboeam habet ibique cum nymphis marinis in solio aureo sedet et fuscinam, imperii suis signum, tenet.cum pelagi undae ventorum violentia agitantur ac turbantur, nautae neptunum invocant. deus nautas pios audit et promptum auxilium fert: nam statim equis marinis per undas accurit ventos fuscina arcet, procellam placat et pelagus tranquillum reddit. neptunus praesertim ob oppidorum maritimorum insularumque incolis colitur: et tauri deo matino immolantur, templa et arae in oris aedificantur.
    clara est neptuni et minervae controversia de athenarumm et totius atticae tutela. Quia neptunus et minerva athenis et in attica praecipue coli vulunt,pretiosa dona incolis parebent statuunt: deus equum donat,oleam dea.neptuni donum gratum est, se olea necessaria vitae existimatur: sic minerva neptunum vincit et incolarum gratiam sibi conciliat. tamen attici neptunum ut deum bonum et generosum magna diligentia colunt.



    Traduzione Versione Nettuno
    Nettuno, figlio di Saturno, è ritenuto dai greci e dai romani il dio delle acque.
    Nettuno infatti non ha solo il dominio del mare ma ha anche dei fiumi e dei ruscelli.
    Abita sull' Olimpo con altri dei, ma spesso discende dall' olimpo verso l' oceano: infatti ha una splendida abitazione nell ' oceano presso l' isola Eubea e lì siede con le ninfe marine sul trono d' oro e impugna il tridente, simbolo del suo potere.
    Quando le onde del mare sono agitate e turbate con violenza dai venti, i marinai invocano Nettuno.
    Il dio sente i pii marinai e porta un immediato aiuto: infatti accorre immediatamente con i cavallucci marini, scaccia i venti con il tridente, placa la tempesta e rende il mare tranquillo.
    Nettuno è soprattutto venerato dagli abitanti delle città marittime e delle isole: sono sacrificati cavalli e tori al dio marino, sono edificati templi ed altari sulle spiagge.
    E' famosa la disputa di Nettuno e Minerva sulla tutela di Atene e di tutta l' Attica.
    Poichè Nettuno e Minerva vogliono essere venerati ad Atene e in particolar modo in Attica, decidono di offrire preziosi doni agli abitanti : il dio dona un cavallo, la dea un ulivo. Il dono di Nettuno è gradito, ma l' ulivo è ritenuto necessario alla vita: così Minerva sconfigge Nettuno e ottiene il favore degli abitanti.
    Tuttavia gli abitanti dell'attica venerano anche Nettuno con grande diligenza come un dio buono e generoso.
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    Ricerca su Alessandro Magno - Ricerca Breve Alessandro Magno



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    Biografia di ALessandro Magno - Vita di Alessandro Magno - Battaglie, Guerre, Versioni, Aforismi, Citazioni, Ellenismo



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    CITAZIONE
    Sul Forum è presente una versione riguardante quest'argomento:

    [URL=?t=44251661]Alessandro Magno Traduzione Versione Latino[/URL]


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    Alessandro III, detto Alessandro Magno, nasce a Pella (Macedonia) il 20 luglio del 356 A.C. dall'unione del re Filippo II di Macedonia e della moglie Olimpiade, principessa di origine epirota; da parte di padre discende da Eracle, mentre dalla parte materna annovera tra i suoi antenati Achille, l'eroe omerico. Secondo la leggenda, in parte alimentata da Alessandro stesso dopo essere salito al trono, e riferita da Plutarco, il suo vero padre sarebbe stato lo stesso dio Zeus.

    All'epoca della nascita di Alessandro, sia la Macedonia che l'Epiro sono ritenuti stati semibarbari, alla periferia settentrionale del mondo greco. Filippo vuole dare al figlio un'educazione greca e, dopo Leonida e Lisimaco di Acarnania, sceglie come suo maestro il filosofo greco Aristotele (nel 343 a.C.), che lo educa insegnandogli la scienza e l'arte, gli prepara appositamente un'edizione annotata dell'Iliade. Aristotele resterà legato a re Alessandro per tutta la vita, sia come amico che come confidente.

    Tra i numerosi aneddoti che riguardano il mito di Alessandro Magno vi è quello in cui si narra che da giovane - all'età di dodici o tredici anni riesce a domare da solo il cavallo Bucefalo, regalatogli dal padre: il modo in cui doma il cavallo si basa sull'arguzia di avere colto la paura dell'animale per la propria ombra; Alessandro lo mette così con il muso rivolto verso il sole prima di salire sulla sua schiena.

    C'è anche un'altra particolare unicità fisica che è passata alla storia: Alessandro aveva un occhio di colore azzurro e uno di colore nero.

    Nel 340 a.C., a soli sedici anni, durante una spedizione del padre contro Bisanzio gli viene affidata la reggenza in Macedonia. Due anni più tardi Alessandro guida la cavalleria macedone nella battaglia di Cheronea.

    Nel 336 a.C. re Filippo viene assassinato da un ufficiale della sua guardia durante le nozze della figlia Cleopatra con il re Alessandro I d'Epiro. Secondo il racconto tradizionale di Plutarco pare che sia Olimpiade che il figlio Alessandro fossero a conoscenza della congiura.
    Dopo la morte del padre Alessandro viene acclamato re dall'esercito. All'età di 20 anni si impegna da subito per consolidare il suo potere, facendo sopprimere i possibili rivali al trono.

    Grazie alle sue imprese passerà alla storia come Alessandro il Grande (o Magno) e verrà considerato come uno dei più celebri conquistatori e strateghi della storia. In soli dodici anni di regno onquista l'Impero Persiano, l'Egitto ed altri territori, spingendosi fino ai territori oggi occupati da Pakistan, Afghanistan e India settentrionale.
    Le sue vittorie sui campo di battaglia accompagnano la diffusione universale della cultura greca, non come imposizione bensì come integrazione con gli elementi culturali dei popoli conquistati. Storicamente si identifica questo periodo come l'avvio al periodo ellenistico della storia greca.

    Muore nella città di Babilonia il giorno 10 giugno (o forse l'11) dell'anno 323 a.C., forse avvelenato, oppure per una recidiva della malaria che aveva contratto in precedenza.

    Dopo la morte, l'impero viene suddiviso tra i generali che lo avevano accompagnato nelle sue conquiste, costituendo di fatto i regni ellenistici, tra cui quello tolemaico in Egitto, quello degli Antigonidi in Macedonia e quello dei Seleucidi in Siria, Asia Minore, e negli altri territori orientali.

    Lo straordinario successo di Alessandro il Conquistatore, sia in vita ma ancor più dopo la sua morte, ispira una tradizione letteraria in cui appare come un eroe mitologico, assimilabile alla figura dell'Achille omerico.




    Aforismi di Alessandro Magno


    «Io sono Alessandro, e come il cielo non contiene due soli l'Asia non conterrà due re. [In risposta al generale Parmenione che gli chiedeva di accettare l'offerta di pace di Dario III]»
    «[Dopo essere stato colpito da una freccia] Vedete? È sangue umano! Umano! Non divino!»
    «A mio padre devo la vita, al mio maestro una vita che vale la pena essere vissuta.»
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    Alessandro Magno, Traduzione delle Versione di Latino




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    Titolo della Versione Alessandro Magno
    Autore: ??
    Input: Alexander et virtutibus et vitiis clarus fuit.
    Libro: ??

    <h3>Un po' di storia: Alessandro III, detto Alessandro Magno, nasce a Pella (Macedonia) il 20 luglio del 356 A.C. dall'unione del re Filippo II di Macedonia e della moglie Olimpiade, principessa di origine epirota; da parte di padre discende da Eracle, mentre dalla parte materna annovera tra i suoi antenati Achille, l'eroe omerico. Secondo la leggenda, in parte alimentata da Alessandro stesso dopo essere salito al trono, e riferita da Plutarco, il suo vero padre sarebbe stato lo stesso dio Zeus. ... Continua qui: [+]Alessandro Magno


    <b>[color=red]Testo Latino Versione Alessandro Magno
    Alexander et virtutibus et vitiis clarus fuit. Litteras colebat clarosque poetas diligebat;Homeri libros etiam in Asia secum habebat ac in arca aurea servabat. Pius erga deos fuit;nam sacra deorum templa saepe visitabat,deorumque auxilium multis hostiis magnaque copia donorum petebat. Luxuriam divitiarumque illecebras non curabat; saepe in Asia aquam turbidam fluviorum lutulentorum bibit ac in nuda humo iacuit. Copiosas Persarum ac Darei cum regiis thesauris amicis distribuit. Multa tamen atque sordida vitia Alexandro erant: interdum enim asper erat, asperisque verbis cum amicis quoque contendebat , nec semper continentiam vini ac ciborum servabat , nec iram coercebat.


    Traduzione Versione Alessandro Magno
    Alessandro fu famoso sia per le virtù che per i vizi.
    Coltivava la letteratura ed apprezzava i poeti famosi; portava con sè anche in Asia i libri di Omero e (li) conservava in uno scrigno d'oro.
    Fu devoto verso gli dei; infatti visitava spesso i sacri templi degli dei, e chiedeva l'aiuto degli dei con molte vittime (sacrificali) e con grande quantità di doni.
    Non curava il lusso e le lusinghe della ricchezza (nome pl); spesso in Asia bevve l'acqua torbida dei fiumi fangosi e dormì sulla nuda terra. Le abbondanti ricchezze dei Persiani e di Dario insieme ai tesori regi distribuì agli amici.
    Alessandro aveva (dat di possesso) tuttavia molti sordidi vizi: talora infatti era aspro, e litigava anche con gli amici con pungenti parole, e non osservava sempre la moderazione del vino (la moderazione nell'uso del vino) e dei cibi nè frenava l'ira.
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    Parafrasi A Silvia - A Silvia Leopardi Parafrasi | Parafrasi Giacomo Leopardi A Silvia



    A Silvia è una poesia composta da Giacomo Leopardi, tra il 19 e il 20 aprile del 1828, subito dopo Il Risorgimento.
    Quando scrisse la poesia, Leopardi si trovava a Pisa, dopo un lungo silenzio poetico durante il quale si era dedicato a numerose opere in prosa. Riprese dunque a poetare ispirandosi a Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi a Recanati.

    Testo A Silvia
    Silvia, rimembri ancora
    Quel tempo della tua vita mortale,
    Quando beltà splendea
    Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
    5E tu, lieta e pensosa, il limitare
    Di gioventù salivi?

    Sonavan le quiete
    Stanze, e le vie dintorno,
    Al tuo perpetuo canto,
    10Allor che all’opre femminili intenta
    Sedevi, assai contenta
    Di quel vago avvenir che in mente avevi.
    Era il maggio odoroso: e tu solevi
    Così menare il giorno.

    15Io gli studi leggiadri
    Talor lasciando e le sudate carte,
    Ove il tempo mio primo
    E di me si spendea la miglior parte,
    D’in su i veroni del paterno ostello
    20Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
    Ed alla man veloce
    Che percorrea la faticosa tela.
    Mirava il ciel sereno,
    Le vie dorate e gli orti,
    25E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
    Lingua mortal non dice
    Quel ch’io sentiva in seno.

    Che pensieri soavi,
    Che speranze, che cori, o Silvia mia!
    30Quale allor ci apparia
    La vita umana e il fato!
    Quando sovviemmi di cotanta speme,
    Un affetto mi preme
    Acerbo e sconsolato,
    35E tornami a doler di mia sventura.
    O natura, o natura,
    Perché non rendi poi
    Quel che prometti allor? perché di tanto
    Inganni i figli tuoi?

    40Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
    Da chiuso morbo combattuta e vinta,
    Perivi, o tenerella. E non vedevi
    Il fior degli anni tuoi;
    Non ti molceva il core
    45La dolce lode or delle negre chiome,
    Or degli sguardi innamorati e schivi;
    Né teco le compagne ai dì festivi
    Ragionavan d’amore.

    Anche peria fra poco
    50La speranza mia dolce: agli anni miei
    Anche negaro i fati
    La giovanezza. Ahi come,
    Come passata sei,
    Cara compagna dell’età mia nova,
    55Mia lacrimata speme!
    Questo è quel mondo? questi
    I diletti, l’amor, l’opre, gli eventi
    Onde cotanto ragionammo insieme?
    Questa la sorte dell’umane genti?
    60All’apparir del vero
    Tu, misera, cadesti: e con la mano
    La fredda morte ed una tomba ignuda
    Mostravi di lontano.


    ParafrasiSilvia, ricordi ancora quando eri in vita
    Quando la tua bellezza splendeva, nei tuoi occhi ridenti e schivi,
    e tu lieta e pensierosa ti apprestavi al passaggio dall'adolescenza alla maturità.
    Suonavano le stanze tranquille e le strade al tuo continuo canto,
    quando tu eri intenta ai lavori femminili, sedevi contenta per il tuo avvenire ancora da definire.
    Era Maggio e tu eri abituata a lavorare.
    Talvolta lasciavo gli studi piacevoli e quelli faticosi su cui trascorrevo la mia adolescenza e veniva spesa la migliore parte di me.
    Dalle stanze e dai balconi della casa paterna io ascoltavo la tua voce. E ti immaginavo lavorare con fatica alla tela.
    Guardavo il cielo sereno, le vie illuminate, e la campagna intorno,
    Da questa parte il mare e dall'altra parte le colline.
    Non ci sono parole giuste per esprimere i sentimenti che provavo nel mio cuore.
    Che bei pensieri,
    che speranze, che cuori, o Silvia mia!
    Come ci sembrava allora la vita umana e il destino!
    Quando mi ricordo di tanta speranza
    Un sentimento molto forte mi opprime e torno a dolermi della mia sfortuna.
    O natura, o natura, perché non mantieni le tue promesse? Perché ci inganni?
    Prima che giungesse l'inverno, venivi uccisa da un dolore forte e morivi o tenera, e non vedevi la tua adolescenza.
    Non ti struggeva il cuore, le lodi dei ragazzi per i tuoi capelli neri ora dei tuoi sguardi innamorati e schivi.
    E con te le tue amiche non parleranno d'amore durante i giorni di festa.
    Anche la mia speranza morì poco tempo dopo: anche a me il destino ha negato la giovinezza. Ahi come sei passata cara compagna della mia infanzia, mia compianta speranza!
    Questo è quel mondo? Sono questi i divertimenti, l'amore, le opere, gli eventi di cui abbiamo tanto discusso insieme?
    E' questa la sorte degli esseri umani? All'apparire della verità tu moristi: e con la mano indicavi da lontano la fredda morte ed una tomba spoglia.


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    COMMENTO
    Questi versi sono dedicati a Silvia, fanciulla in cui si può riconoscere Teresa Fattorini, vicina di casa dei Leopardi, morta giovanissima di tubercolosi. Questo poema, che si potrebbe scambiare per una dichiarazione d'amore, è in realtà un'amara riflessione sulla vita e sulla giovinezza. Il poeta spiega come all'illusione e alla speranza degli anni giovanili si sostituiscano, nell'età adulta, il disincanto e l'amarezza per le sofferenze che la vita impone. Per meglio definire il distacco tra l'adolescenza e l'età adulta, Leopardi divide il poema in due parti: nella prima descrive la spensieratezza della gioventù (Silvia canta, ricama, è "lieta"); nella seconda alla descrizione si sostituisce la riflessione sulla morte di Silvia, e, più in generale, sulla distruzione della speranza e sulla disillusione dell'uomo adulto.
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    Differenza Tra Fiaba e Favole Wikipedia Qual è la differenza tra la favola e la fiaba ricerca



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    Ricerca breve
    CITAZIONE
    la favola ha origini molto radicate nella cultura più bassa, riprende con le sue trame i valori, le credenze e le paure del popolo. Ha praticamente sempre una morale o un messaggio da far passare, e a eccezione delle persone normali ha come personaggi animali antropomorfizzati, creature comunque reali, come il lupo, la capra ecc. perchè sono storie che devono insegnare e devono in qualche modo essere "realistiche".
    La fiaba è un racconto anch'esso fantastico, ma che non ha necessariamente fini educativi, anche se alcune le anno, come quelle dei Grimm o di Andersen.
    Si distingue dalla favola soprattutto per la presenza di personaggi palesemente fantasiosi, come fate, folletti, maghi, streghe.
    Entrambi i generi non finiscono necessariamente con un lieto fine, anzi, in passato finivano quasi tutti male ed erano pieni di elementi macabri per scoraggiare i cattivi comportamenti, poi si sono rivisitati per questioni morali, snaturati e riempiti di buonismo (vedi la vera fiaba de La Sirenetta).

    Ricerca approfondita
    Fiabe e favole.
    Le differenze tra la fiaba e la favola.

    E’ necessario distinguere la favola dalla fiaba, anche se il confine tra esse è incerto, tanto che le due parole sono, a volte, usate impropriamente, l’una per l’altra.

    La fiaba infatti è in prosa, ha come protagonista di solito l’uomo, nelle cui vicende intervengono
    spiriti benefici o malefici, demoni, streghe, fate, ecc.; ha molto maggiore sviluppo narrativo; carattere più dichiaratamente fantastico; non ha necessariamente fine morale e pedagogico; ha origine popolare, e sviluppo per tradizione orale, anche se, specialmente col Romanticismo, letterati si volgono al mondo della fiaba o per raccoglierle, o per inventarne ex novo.

    Le fiabe, il cui scopo era solo quello di divertire , parlavano spesso di cose fantastiche e irreali.
    Tramandate di bocca in bocca attraverso i secoli, destinate ai soli bambini, cui venivano raccontate accanto al focolare la sera, prima che andassero a dormire, le fiabe hanno sempre affascinato l’immaginazione dei piccoli ( ma anche degli adulti) molto più delle favole. La fiaba rappresenta una forma di racconto diffusa in tutto il mondo, in ogni civiltà. Certo, ci sono differenze tra gli usi e i costumi descritti nelle fiabe orientali, per esempio, e quelli presenti nelle fiabe occidentali: ma il significato e l’atmosfera sono gli stessi.

    Sono presenti nelle fiabe, antichissime credenze in esseri soprannaturali, racconti di atti magici intesi a invocarne o scongiurarne l’intervento e riferimenti ad antiche usanze; per questo la fiaba costituisce un documento importante anche per l’etnologo e il folclorista, che vi possono riscontrare identità di motivi in fiabe di tempi diversi e presso popoli assai lontani tra loro.





    Le fiabe, la storia e le raccolte di fiabe

    La fiaba ebbe in Oriente uno sviluppo grandioso ( Pancatantra; Mille e una notte ).
    Non fu presente presso i Greci e i Romani; continuò in Occidente a vivere per tradizione orale e popolare e spesso furono pretesto per composizioni artistiche raffinate.
    Le fiabe vennero raccolte dalla viva voce dei narratori popolari e trascritte a partire dal Seicento.
    Il primo fu lo scrittore G. B. Basile (1575-1632), con la bellissima raccolta di cinquanta fiabe in dialetto napoletano, intitolata Lo cunto de li de li cunti (o Pentamerone ).
    Alla corte di re Luigi XIV di Francia, Charles Perault ( 1628-1703 ) rielaborò le storie popolari di Basile, basandosi anche sull’osservazione della vita di corte, nei celebri Racconti di Mamma Oca,una raccolta di alcune fiabe tradizionali più famose.
    Molto importanti furono nel Settecento la traduzione e la diffusione in Europa de Le mille e una notte, una ricchissima raccolta di fiabe del mondo arabo e orientale, come I viaggi di Sindbad o Aladino e la lampada magica.
    Fu soprattutto nell’Ottocento che in vari Paesi europei furono trascritte le antiche fiabe della tradizione; per trovare una trascrizione veramente fedele al linguaggio e alla tradizione popolare, bisogna aspettare Le fiabe del focolare, dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, raccolte appunto all’inizio dell’Ottocento. Le fonti della loro più celebre raccolta Fiabe per bambini e famiglie furono amici e conoscenti e soprattutto una vecchia signora povera e analfabeta, Dorothea Viehmann. Essi erano convinti che atraverso le fiabe avrebbero fato conoscere e amare la cultura e le tradizioni del loro Paese a tutti, non solo ai bambini. Tra le fiabe raccolte le più note sono: Pollicino e Hansel e Gretel.
    Durante il Romanticismo le fiabe furono valorizzate come espressione di poesia ingenua e se ne cominciò la raccolta sistematica.
    L’esempio dei Grimm fu seguito in Russia da Aleksandr Afanas’ev ( 1826-1871 ); fin da ragazzo cominciò a riscrivere le fiabe e le leggende popolari che i contadini raccontavano di sera intorno al fuoco durante i lunghi e freddi inverni. Nel 1855 pubblicò il primo volume delle sue fiabe, a cui ne fece seguire altri sette.
    In Norvegia raccolsero fiabe Peter Abiornsen e Jorgen Moe.
    Italo Calvino (1923-1985), uno dei più famosi scrittori italiani del Novecento, nel 1956 pubblicò in Italia la più ricca raccolta di Fiabe Italiane, tratte dal patrimonio favolistico di tutte le regioni. Egli non riscrisse storie narrate a voce, ma trascrisse in lingua italiana racconti in dialetto tratti da libri di varie regioni d’Italia, in modo che potessero essere compresi da tutti.
    Gli autori fiabe,invece, hanno elaborato storie e trame inventate da loro stessi; un grnde autore classico è il danese Hans Christian Andersen (1805-1875), autore famoso per i suoi racconti, tra cui ricordiamo La piccola fiammiferaia e Il brutto anatroccolo.
    Tra gli autori più importanti dell’Ottocento troviamo gli italiani Emma Perodi e Luigi Capuana, mentre nel Novecento l’irlandese Oscar Wilde e l’inglese William B. Yeats.

    L'ambientazione delle fiabe

    Il tempo in cui sono ambientatele fiabe è indeterminato, al di là delle formule iniziali; gli ambienti tipici sono favolosi castelli o casupole di povera gente, tenebrose foreste, paesi lontani, piccoli borghi con strade e botteghe, ma in ogni caso sempre nelle fiabe i luoghi sono indefiniti, descritti con espressioni generiche.





    Cosa raccontano le fiabe?

    Le fiabe raccontano quasi sempre di grandi difficoltà e pericoli da superare, di magie buone e cattive, di viaggi straordinari. Spesso riflettono l’ambiente in cui vissero coloro che le narravano. Nella fiaba occidentale troviamo spesso l’immagine dell’Europa di allora, prima dell’età moderna: le foreste fittissime e intatte dei paesi del Nord, grandi estensioni di terre disabitate, la fame, il freddo, la paura, i briganti; e poi la vita dei contadini, quella dei boscaioli, o dei signori dei castelli; e troviamo anche gli animali, che costituivano spesso l’unico bene di una famiglia o ne erano i compagni più preziosi, come i cavalli.

    Le fiabe sono racconti che seguono uno schema narrativo molto semplice e lineare; presentano di solito una situazione iniziale in cui vengono brevemente delineati i personaggi principali, il luogo e il tempo della storia Ben presto emerge un problema, una situazione da risolvere, la complicazione attorno a cui si costruirà l’intera fiaba. Quindi avviene lo svolgimento della vicenda, fino a giungere a una conclusione, a un lieto fine in cui si superano le difficoltà e si risolvono i problem
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    Esercizi sui Sistemi Lineari Matematica: Esercizi Sistemi Lineari Svolti



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    QUI


    Esercizi sui sistemi lineari


    Sistemi lineari parametrici


    Verifica sui sistemi lineari (24 maggio 2010) con soluzione - sistemi di primo grado in due e tre incognite; sistemi determinati; sistemi indeterminati; sistemi impossibili; espressione di tutte le infinite soluzioni di un sistema indeterminato; equazioni fratte in una incognita


    Verifica sui sistemi lineari (18 novembre 2010) con soluzione - sistemi lineari 2x2 (2 equazioni in 2 incognite); riconoscere un sistema lineare impossibile; trovare soluzioni distinte di un sistema lineare indeterminato


    Verifica Classe 2A (assenti del 18 novembre 2010) con SOLUZIONE - sistemi lineari in due incognite; sistema da completare in modo da renderlo indeterminato; soluzioni distinte di un sistema indeterminato


    Test sui sistemi lineari (6/12/2010) con SOLUZIONE


    Raccolta di problemi di primo e secondo grado (28/12/2009)


    Esercizi su: equazioni di primo e secondo grado, sistemi lineari, geometria analitica nel piano cartesiano (14 dicembre 2009)


    Esercizi sui sistemi lineari con e senza parametri, equazioni di rette e piani nello spazio, spazi vettoriali (30 ottobre 2009)


    Verifica sui sistemi lineari 2 x 2 e sulle equazioni di secondo grado (27 ottobre 2009)
    con soluzione


    Verifica sui sistemi lineari 2 x 2 e sulle equazioni di secondo grado (22 ottobre 2009) con soluzione


    Due esercizi svolti sui sistemi lineari 2 x 2 (17 ottobre 2009)


    Verifica sulle disequazioni di secondo grado e sui sistemi lineari (26 aprile 2010)


    Verifica sui sistemi lineari 2 x 2 (28/11/2006)


    Verifica sui sistemi lineari 2 x 2 (30/01/2007)


    Verifica sui sistemi lineari (orale) (23/01/2007)


    Esercizi svolti con il metodo di eliminazione (7/10/2006)


    Esercizi svolti con il metodo di sostituzione (16/11/2007)


    Esercizi svolti con il metodo di sostituzione (5/10/2006)


    Esercizi svolti con il metodo di Cramer (5/05/2006)


    Esercizi con risultati (9/06/2006)


    Verifica CTP sui sistemi lineari (6/06/2007)


    Discussione di un problema geometrico con i sistemi lineari (16/11/2006)


    Esercizi misti
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    Tema sulla Droga



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    Tema Svolto La Droga | Tema sulla Droga - Problematica della Droga - Tema Svolto: Problema della Droga




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    Temi sulla Droga



    Tema sulla Droga


    Uno dei pericoli più gravi per un'adolescente è rappresentato dall'assuefazione a qualche sostanza chimica che modifichi il suo stato di coscienza.
    la "droga", come si definisce in maniera inappropriata la tossicomania, costituisce, da alcuni decenni e da alcune generazioni, un problema per giovani, genitori, educatori, famiglie.
    Soltanto nel 2001, i morti per droga sono stati 822. Si tratta sovente di molecole, che provocano danni irreversibili al cervello e che generano dipendenze fisiche e psicologiche difficili da trattare; sostanze che, comunque, mettono a repentaglio gravemente la salute di chi ne fa uso. Per questo ci si interroga su quali siano le cause che inducono i giovani a fare uso di sostanze stupefacenti. Quali i meccanismi psicologici che determinano questo comportamento giovanile deviante.
    intanto va notato che alcune sostanze capaci di modificare il nostro stato mentale, tossiche per l'organismo, vengono accettate dalla società: il tabacco, l'alcol e gli psicofarmaci in primo luogo.
    Ogni cultura riconosce le proprie droghe "legali", stigmatizzando l'assunzione di altre.
    Il fatto che l'uso di determinate sostanze sia legalizzato permette di procurarcele senza ricorrere a comportamenti "anormali" e, forse, consente di usarle in modo più maturo e cosciente.
    Gli stessi eroinomani, per esempio, hanno imparato, coi tempo, ad usare l'eroina prendendo maggiori precauzioni (dosi maggiormente controllate, impiego di siringhe monouso), in modo da far diminuire sensibilmente negli ultimi anni, il numero di decessi collegati all'abuso di questa sostanza. Con questo non si intende certo sminuire i pericoli, gravissimi, collegati all'uso delle droghe, comprovati da numerosi e seri studi tossicologici e scientifici sull'argomento. Si vuole soltanto sottolineare come la conoscenza e l'informazione, approfondite, consentano di difendersi meglio.
    Ma perché i giovani si drogano?
    Intanto esiste quel fenomeno sociologico giovanile che si chiama "gruppo dei pari". Si tratta di quel gruppo amicale di coetanei, la cui importanza e la cui autorità stanno superando quelle dei genitori.
    Il gruppo ha delle sue rigide regole di funzionamento, un codice morale a volte estraneo se non antitetico al contesto sociale, che induce i singoli a uniformarsi pedissequamente a determinati comportamenti (scelta dell'abbigliamento, linguaggio, stile di vita, ecc.). Il conformismo, vissuto come timore di non essere accettati e approvati dal gruppo, può indurre l'adolescente ad adottare comportamenti disadattati.
    La fine dell'autoritarismo, un certo permissivismo, la libertà di scelta, il relativismo culturale, aspetti dei mondo contemporaneo tutt'altro che negativi, lasciano però spesso i giovani soli (o mai consigliati) di fronte alle scelte cruciali della propria esistenza. Sbagliare è facile; entrare in un tunnel da cui è arduo fare ritorno, altrettanto.
    Diventare "grandi" è sempre stato malagevole. La droga può costituire anche una apparentemente comoda via di fuga dalle responsabilità dei mondo adulto, un ingannevole alibi per ritardare le scelte, le fatiche, gli impegni (ma anche le soddisfazioni), che l'esistenza di ogni adulto comporta.
    Il consumismo, la comunicazione che avviene ormai soltanto attraverso l'esibizione di oggetti, sembrano privare i giovani di un solida identità, basata sulla consapevolezza delle proprie qualità interiori.
    Il successo da conseguire ad ogni costo, a scuola, sul lavoro, in società, con la necessità di essere costantemente all'altezza, brillanti, socievoli, nell'epoca che esalta ed esige la PERFORMANCE, come ci insegnano i messaggi pubblicitari, porta giovani, e sempre più spesso anche adulti, ad aiutarsi con qualche sostanza chimica.
    L'eccessivo edonismo della nostra civiltà, la ricerca spasmodica di piaceri forti e immediati, a scapito della gioia, della felicità e della serenità che si possono ottenere sviluppando i propri talenti, mettono molti adolescenti sulla cattiva strada di una penosa, stordita e triste quotidianità.
    Inoltre l'abuso di droga rappresenta talvolta una delle forme, oscura, contorta e sbagliata, in cui si manifesta il conflitto generazionale, la rivolta contro il mondo dei valori abbracciati dai genitori.
    Una rivolta stesile e autodistruttiva, cui possono indulgere adolescenti altrimenti intelligenti e sensibili.
    Non ultimo esiste un BUSINESS, gestito dalla criminalità organizzata, che preme per indurre certi comportamenti, perché con la droga realizza ingenti profitti.
    Per arginare il fenomeno droga e limitare i danni, forse sarebbe necessario ripristinare quel dialogo generazionale, oggi interrotto, fra genitori e figli, privato però degli autoritarismi di epoche trascorse, che ancora affiorano, purtroppo, qua e là, fra le maglie di un produttivismo esasperato.
    Occorre recuperare, quindi, il valore dei tempo da trascorrere insieme, nella dimensione di una comunicazione autentica, capace di critica nei confronti dei valori dominano.




    Nella società attuale, ci sono vari tipi di tossicodipendenza, tra i quali il tabagismo, l’alcolismo e le sostanze stupefacenti. Le prime due sono ormai legalizzate e di esse, pensando erroneamente che non facciano male alla salute, se ne parla poco o quasi per niente. Ma la forma di tossicodipendenza più pericolosa è costituita dalla droga di cui, in particolare il mondo dei giovani ne fa erroneamente un grande uso. La droga è una sostanza altamente pericolosa che può provocare danni irreparabili all’organismo (in particolare al sistema nervoso) o addirittura il decesso. Le droghe si dividono in due categorie: droghe leggere e droghe pesanti. Si incomincia dal gradino più basso, qyello delle droghe leggere, che comprende la marijuana e l’hashish. Entrambe sono sono assunte attraverso il fumo (in gergo giovanile “spinello”), molti sono quelli che cominciano per "scherzo" e che poi si ritrovano nell'interminabile tunnel della droga, da cui è difficilissimo uscire.
    Dalla Marjijuana all'Hashis si passa poi man mano alle droghe pesanti e più costos come l'eroina, la cocaina e l'ecstasy, ancor più pericolose perché vengono unite ad altre sostanze chimiche, cancerogene e nocive per la salute. Chi fa uso di quest ultimo tipo di droghe. Le droghe pesanti possono essere assunte per inalazione po per via orale: allcune di esse si trovano anche in pasticche, ecco perchè un cocktail preso in discoteca il sabato sera può diventare micidiale. Non è molto difficile, infatti, sciogliere una pasticca e farla bere ad un amico. Molto spesso i ragazzi che sono trovati a fumare una sigaretta di marijuana o hashish non vengono puniti come si dovrebbe dalle autorità perché si pensa che un semplice spinello non possa fare nulla. A mio parere credo, invece, che sia sbagliato dare il titolo di “leggere” a questo tipo di droghe perché sono proprio esse il trampolino di lancio verso il mondo della tossicodipendenza. Molteplici sono i motivi che inducono i giovani a drogarsi. Innanzitutto può essere lo stesso gruppo il colpevole. Infatti, per non perdere le “false amicizie”, un ragazzo si fa trascinare dai compagni facendo le cose che gli chiedono. Spesso si accetta per non restare fuori dal gruppo o per non far pensare agli altri di essere più debole. Un altro motivo che attrae i giovani verso queste sostanze è la voglia di provare nuove esperienze e nuove emozioni. Le droghe, in generale, provocano sensi di euforia e fanno vedere un mondo senza problemi, perciò parecchi giovani ne fanno un uso quasi sistematico. Nell’adolescenza in particolare, spesso si ha paura di crescere e di entrare nel “mondo degli adulti” considerato pauroso e tanto pieno di problematiche e responsabilità; per questo alcuni ragazzi vedono nelle sostanze stupefacenti un rifugio sicuro dalla veloce crescita. Anche l amancanza di dialogo con i propri genitori, familiari, amici, e il conseguente isolarsi dalla società circostante, può portare il ragazzo ad avvicinarsi sempre più alla realtà della droga credendo che essa possa essere l’unico punto di riferimento e l'unica fonte di aiuto. Il tossicodipendente o più volgarmente il “drogato”, che considero a tutti gli effetti un malato, può essere curato in tanti modi. Oltre alle comunità di riabilitazione, dove si distrae con attività ricreative, il ragazzo tossicodipendente può risolvere il suo problema innanzitutto allontanandosi dal gruppo che lo ha indotto a fare uso di quelle sostanze e ripristinando il dialogo con i familiari che possono dare una grande mano ad uscire dalla tossicodipendenza. Per combattere questo fenomeno, svolgono un ruolo molto importante l’informazione e la prevenzione. I mass-media, infatti, dovrebbero divulgare non solo notizie di cronaca, ma anche fornire informazioni sulle conseguenze e sugli effetti negativi degli stupefacenti. Anche la scuola, nel suo piccolo, dovrebbe discutere di più su questi argomenti, facendo riflettere i ragazzi su ciò che provoca la droga. E infine, dovrebbe essere il governo con le proprie leggi ad esercitare il mezzo di combattimento più efficace: bisogna costituire punizioni e pene più pesanti, non tanto verso i tossicodipendenti, ma verso gli spacciatori che, ogni anno sempre più, distruggono famiglie intere.




    è in qst scenario ke viene ad inserirsi l'abuso di alcol,cm pure di qst droghe.Si tratta di sostanze che hanno l'effetto immediato di far sentire l'adolescente diverso.Sotto l'effetto della sostanza,anke la paura di nn essere accetteti diventa meno drammatica.
    Nascono cs i giochi da pedita di identità, lo "SBALLO",che è prodotto direttamente dall'alcool,ma che è legato anke alle caratteristiche di ambienti,ql la discoteca,dv ognuno si impone un'attività motoria che comporta un intenso impegnofisico,fino ad avvertire una profonda stanchezza.Ci si stanca per sentirsi il più possibile diversi;e bere può avere un effetto anti-stress,ma sopretutto favorisce qs cambiamento.
    Le sostanze vengono usate xkè sembrano accelerare qll metamorfosi cui si aspira.
    Provare nuovi stimoli fa parte della rescità,e ciò porta adl desiderio di conoscere l'ambiente esterno a scapito di qll famigliare.
    Cosi ,le droghe,si presenteno ai giovani cm una prova di coraggio.
    L'abuso di droghe è ritenuto l'elemento delle 3 principeli cause di morte negli adolescenti:
    incidenti stradali-omicidio-suicidi




    Uno dei pericoli più gravi per un'adolescente è rappresentato dall'assuefazione a qualche sostanza chimica che modifichi il suo stato di coscienza.

    la "droga", come si definisce in maniera inappropriata la tossicomania, costituisce, da alcuni decenni e da alcune generazioni, un problema per giovani, genitori, educatori, famiglie.

    Soltanto nel 2001, i morti per droga sono stati 822. Si tratta sovente di molecole, che provocano danni irreversibili al cervello e che generano dipendenze fisiche e psicologiche difficili da trattare; sostanze che, comunque, mettono a repentaglio gravemente la salute di chi ne fa uso. Per questo ci si interroga su quali siano le cause che inducono i giovani a fare uso di sostanze stupefacenti. Quali i meccanismi psicologici che determinano questo comportamento giovanile deviante.

    intanto va notato che alcune sostanze capaci di modificare il nostro stato mentale, tossiche per l'organismo, vengono accettate dalla società: il tabacco, l'alcol e gli psicofarmaci in primo luogo.

    Ogni cultura riconosce le proprie droghe "legali", stigmatizzando l'assunzione di altre.

    Il fatto che l'uso di determinate sostanze sia legalizzato permette di procurarcele senza ricorrere a comportamenti "anormali" e, forse, consente di usarle in modo più maturo e cosciente.

    Gli stessi eroinomani, per esempio, hanno imparato, coi tempo, ad usare l'eroina prendendo maggiori precauzioni (dosi maggiormente controllate, impiego di siringhe monouso), in modo da far diminuire sensibilmente negli ultimi anni, il numero di decessi collegati all'abuso di questa sostanza. Con questo non si intende certo sminuire i pericoli, gravissimi, collegati all'uso delle droghe, comprovati da numerosi e seri studi tossicologici e scientifici sull'argomento. Si vuole soltanto sottolineare come la conoscenza e l'informazione, approfondite, consentano di difendersi meglio.

    Ma perché i giovani si drogano?

    Intanto esiste quel fenomeno sociologico giovanile che si chiama "gruppo dei pari". Si tratta di quel gruppo amicale di coetanei, la cui importanza e la cui autorità stanno superando quelle dei genitori.

    Il gruppo ha delle sue rigide regole di funzionamento, un codice morale a volte estraneo se non antitetico al contesto sociale, che induce i singoli a uniformarsi pedissequamente a determinati comportamenti (scelta dell'abbigliamento, linguaggio, stile di vita, ecc.). Il conformismo, vissuto come timore di non essere accettati e approvati dal gruppo, può indurre l'adolescente ad adottare comportamenti disadattati.

    La fine dell'autoritarismo, un certo permissivismo, la libertà di scelta, il relativismo culturale, aspetti dei mondo contemporaneo tutt'altro che negativi, lasciano però spesso i giovani soli (o mai consigliati) di fronte alle scelte cruciali della propria esistenza. Sbagliare è facile; entrare in un tunnel da cui è arduo fare ritorno, altrettanto.

    Diventare "grandi" è sempre stato malagevole. La droga può costituire anche una apparentemente comoda via di fuga dalle responsabilità dei mondo adulto, un ingannevole alibi per ritardare le scelte, le fatiche, gli impegni (ma anche le soddisfazioni), che l'esistenza di ogni adulto comporta.

    Il consumismo, la comunicazione che avviene ormai soltanto attraverso l'esibizione di oggetti, sembrano privare i giovani di un solida identità, basata sulla consapevolezza delle proprie qualità interiori.

    Il successo da conseguire ad ogni costo, a scuola, sul lavoro, in società, con la necessità di essere costantemente all'altezza, brillanti, socievoli, nell'epoca che esalta ed esige la PERFORMANCE, come ci insegnano i messaggi pubblicitari, porta giovani, e sempre più spesso anche adulti, ad aiutarsi con qualche sostanza chimica.

    L'eccessivo edonismo della nostra civiltà, la ricerca spasmodica di piaceri forti e immediati, a scapito della gioia, della felicità e della serenità che si possono ottenere sviluppando i propri talenti, mettono molti adolescenti sulla cattiva strada di una penosa, stordita e triste quotidianità.

    Inoltre l'abuso di droga rappresenta talvolta una delle forme, oscura, contorta e sbagliata, in cui si manifesta il conflitto generazionale, la rivolta contro il mondo dei valori abbracciati dai genitori.

    Una rivolta stesile e autodistruttiva, cui possono indulgere adolescenti altrimenti intelligenti e sensibili.

    Non ultimo esiste un BUSINESS, gestito dalla criminalità organizzata, che preme per indurre certi comportamenti, perché con la droga realizza ingenti profitti.

    Per arginare il fenomeno droga e limitare i danni, forse sarebbe necessario ripristinare quel dialogo generazionale, oggi interrotto, fra genitori e figli, privato però degli autoritarismi di epoche trascorse, che ancora affiorano, purtroppo, qua e là, fra le maglie di un produttivismo esasperato.

    Occorre recuperare, quindi, il valore dei tempo da trascorrere insieme, nella dimensione di una comunicazione autentica, capace di critica nei confronti dei valori dominano; un tempo e una comunicazione intrisi di tenerezza, di conoscenza reciproca, di ritrovata fisicità.

    Con la scuola, che deve abbandonare la faccia feroce, per diventare, per gli adolescenti, occasione emotivamente significativa di maturazione culturale, affettiva, civile.

    Con la società, che deve essere in grado di proporre ai giovani possibilità di autorealizzazione.

    Ed è necessaria, purtroppo, anche la repressione, per battere mafie e bande criminali e per tutelare la collettività dal comportamento di quei singoli che hanno deciso, mettendo in atto comportamenti sciocchi, violenti, pericolosi e delinquenziali, di muovere guerra alla società.
  14. .

    Enomao e Penelope Versione di Greco: Traduzione



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    Titolo della Versione Enomao e Penelope
    Autore: Diodoro Siculo
    Input: kata ten peloponneson en polei pise ares arpine te asopu tugatri migeis egennesen oinomaon / Αγισθεντων δε των ιερων
    Libro: Taxis; pag 97 n.30

    Versione
    SPOILER (click to view)
    Αγισθεντων δε των ιερων [...] εαυτου Πελοποννησον προσηγορευσεν



    Traduzione
    Enomao, re dell'Elide, aveva una sola figlia, Ippodamia, fanciulla di straordinaria bellezza e aveva deciso di non darla in moglie a nessuno poichè l'oracolo gli aveva dato il consiglio di guardarsi dai pretendenti Perciò, poiché molti la chiedevano in moglie, disse che l'avrebbe data a quello che avesse gareggiato con lui con le quadrighe e ne fosse risultato vincitore, ma se fosse stato sconfitto lo avrebbe ucciso. Poiché aveva cavalli più veloci dell'aquilone, sconfisse tutti facilmente e li trafisse con un'asta. Infine venne a Pisa Pelope, figlio di Tantalo; egli consigliò all’auriga di quello [Enomao], Mirtilo, di aiutarlo e gli promise metà regno. Mirtilo tolse i chiodi delle ruote; perciò il carro di Enomao cadde, poi il re esalò l'anima (=morì). Il vincitore non mantenne l'impegno che aveva preso con Mirtilo, ma lo precipitò in mare. Pelope detenne il regno insieme con Ippodamia e ridusse moltissima gente in suo potere: il "Peloponneso" prese il nome da lui.
  15. .

    Pomeriggio Estivo, Traduzione delle Versione




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    Titolo della Versione Pomeriggio estivo
    Autore: ??
    Input: In caelo laete alaudae, columbae, fringillae, aviculae volant;
    Libro:



    Versione
    In caelo laete alaudae, columbae, fringillae, aviculae volant; in hortis garrulae cicadae et lusciniae cantant, merulae sibilant. Formicae autem sedulae in plantis et in muris laborant et grana trahunt. Caprarius fistulam canoram inflat. In stabulis agnae et capellae, tauri et vaccae, vituli et iuvenci, equi et equae, muli et asini vitant calidos radios, sed muscae molestae et vespae bestias fastidiunt. In gallinaceo gallinae, galli, pulli strepunt et escam in terra quaerunt. In campo cervae et cervi currunt, in clivis capreoli. In silvis densis simia saltat, sed leaenae et panterae pugnant cum hyaena. In frigida et limpida aqua rivi anguillae natant pigre et ranae coaxant. In oppidis autem incolae, in villis domini, dominae, liberi, in casis agricolae et villici, lassi et defatigati quiescunt. Etiam in pelago nautae non navigant.


    Traduzione
    Lietamente volano in cielo allodole, colombe, fringuelli, uccellini, nei giardini cantano le garrule cicale e gli usignuoli, sibilano i merli. Operose invece le formiche lavorano sulle piante, sui muri e trasportano grani. Il capraro gonfia la canora zampogna. Nelle stalle agnelline e caprette, tori e vacche, vitelli e giovenchi, cavalli e cavalle, muli ed asini evitano i caldi raggi, ma le mosche moleste e le vespe infastidiscono le bestie. Nel gallinaio galline, galli, polli strepitano e cercano cibo in terra. Nel campo cerve e cervi corrono, i caprioli sui clivi. Nelle dense selve salta la scimmia, ma leonesse e pantere combattono con la iena. Nell’acqua fresca e limpida del ruscello nuotano le anguille pigramente e gracchiano le rane. Nelle città invece gli abitanti, nelle ville i signori, le signore, i figli, nelle case agricoltori e contadini, stanchi ed affaticati riposano. Anche nel mare i marinai non navigano
190 replies since 30/4/2008
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