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Riassunto I Malavoglia IMalavoglia Verga Riassunto Capitolo per Capitolo|Riassunti Malav - Analisi del Testo.
Riassunto I Malavoglia IMalavoglia Verga Riassunto Capitolo per Capitolo|Riassunti Malavoglia
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I Malavoglia è il titolo del romanzo più conosciuto dello scrittore siciliano Giovanni Verga, pubblicato a Milano dall'editore Treves nel 1881.Riassunto I Malavoglia - Analisi del Testo I Malavoglia - Commento I Malavoglia Giuseppe Verga Capitolo per Capitolo
CITAZIONEIl romanzo narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese siciliano nei pressi di Catania. Il romanzo ha un'impostazione corale, e rappresenta personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi dalle loro diverse scelte di vita, soverchiate comunque da un destino ineluttabile.
Lo scrittore adotta la tecnica dell'impersonalità, riproducendo alcune caratteristiche del dialetto e adattandosi quanto più possibile al punto di vista dei differenti personaggi, rinunciando così all'abituale mediazione del narratore.
L'opera va inserita nel Ciclo dei vinti, insieme a Mastro-don Gesualdo e a La Duchessa de Leyra, opere che affrontano il tema del progresso, visto dal punto di vista degli "sconfitti" di ogni strato sociale. La Duchessa de Leyra rimase solo abbozzato, mentre altri due romanzi previsti nel Ciclo (L'Onorevole Scipioni e L'uomo di lusso) non vennero neppure iniziati.
I MALAVOGLIA DI GIOVANNI VERGA
Il romanzo narra le vicende della famiglia Toscano, detta i Malavoglia, che abita il piccolo paese di Acitrezza da diverse generazioni. Il nucleo familiare di tipo patriarcale è composto, prima dal nonno, Padron ‘Ntoni, poi dal figlio Bastianazzo e dalla moglie Maruzza, detta la Longa ed infine dai nipoti: ‘Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Le uniche ricchezze della famiglia sono, la “casa del nespolo” , da loro abitata, e la barca chiamata “Provvidenza”, unica fonte di reddito. Le disgrazie dei Malavoglia, cominciano con la partenza alle armi di ‘Ntoni, che determina la mancanza di due forti braccia per il lavoro della “Provvidenza” . Per colmare le difficoltà economiche, Padron ‘Ntoni si convince ad acquistare a credito un carico di lupini che, mediante la Provvidenza, deve far giungere a Riposto. Ma, a causa di una violenta tempesta, la Provvidenza naufraga, va perduto il carico di lupini e con esso anche la vita di Bastianazzo. La famiglia Malavoglia è sconvolta dal dolore, ma non si rassegna e per far fronte al debito dei lupini decide di lavorare per Padron Cipolla. Dopo il rientro di ‘Ntoni, questa volta è Luca a intraprendere il servizio di leva, ma con risvolti tragici, poiché morirà nella battaglia di Lissa. La famiglia è di nuovo in ginocchio , anche perché gli viene sottratta a causa dei debiti la casa del nespolo e per porre rimedio alle precarie condizioni economiche, è costretta a vendere la barca, da poco pronta per il mare. Nonostante il dolore enorme di Padron ‘Ntoni, è ‘Ntoni ad incrementarlo ancora di più. Egli, infatti, mira a ben altra vita da quella che per lui, invece, riserva la tradizione di famiglia. Ma le sue ambizioni vengono presto vanificate , poiché frequentando cattive compagnie si da al contrabbando e finisce in galera ed in più sua madre, Maruzza la Longa, muore di colera. Ma le disgrazie dei Malavoglia non sono ancora giunte al termine, infatti Lia, travolta da uno scandalo, fugge di casa e finisce col diventare una prostituta. Anche Mena a causa delle vicende familiari è costretta a rinunciare al matrimonio con l’amato “compare” Alfio. Infine l’agonia della famiglia Trizzota termina con la morte per malattia di Padron ‘Ntoni. Sarà Alessi a riscattare la casa del nespolo, gesto che non servirà a nulla poiché la famiglia Malavoglia è ormai distrutta.
Riassunto a cura di Luca Valastro -
Dimostrazione del Teorema di Bolzano (Teorema degli Zeri) | Teorema di Bolzano Dimostraz - Geometria.
Dimostrazione del Teorema di Bolzano (Teorema degli Zeri) | Teorema di Bolzano Dimostrazione
In analisi matematica il teorema di Bolzano, detto anche teorema degli zeri per le funzioni continue, assicura l'esistenza di almeno una radice delle funzioni continue reali che assumano segni opposti ai due estremi di un intervallo.
L'idea è quella di costruire una successione reale convergente ad un punto che si verifichi essere proprio lo zero della funzione data. Si ponga a0 = a, b0 = b. Poi si definisca c0 = (a0 + b0) / 2. Se f(c0) = 0 allora non c'è più niente da dimostrare. Se invece f(c0) > 0 si ponga a1 = a0 e b1 = c0; al contrario, se f(c0) < 0, si ponga a1 = c0 e b1 = b0. Al generico passo k si ponga induttivamente ck = (ak + bk) / 2. Se f(ck) = 0 non c'è più nulla da dimostrare, se f(ck) > 0 si ponga ak + 1 = ak e bk + 1 = ck, se invece f(ck) < 0 si ponga ak + 1 = ck e bk + 1 = bk. Risultano così costruite induttivamente le tre successioni {an}, {bn} e {cn}. Si vede immediatamente che {an} è nondecrescente, {bn} è noncrescente, e nondimeno per ogni n (quindi per il teorema delle successioni monotone e esistono finiti).
Si nota poi che bn − an = (bn − 1 − an − 1) / 2, e di conseguenza bn − an = (b0 − a0) / 2n.
Quindi , cioè . Possiamo allora applicare il teorema dei carabinieri e concludere che:
Sia allora c tale limite comune. La continuità della funzione f ci assicura che . Nondimeno il fatto che [a,b] sia chiuso assicura che . D'altra parte, per costruzione induttiva si ha che f(an) < 0 < f(bn). Quindi possiamo applicare il teorema di conservazione delle disuguaglianze ed affermare:
Quindi , di conseguenza f(c) = 0. Siccome poi a e b non sono zeri di f, deve essere che , come volevamo. Ovviamente il teorema vale anche nell'ipotesi che f(a) > 0 > f(b), basta applicare il procedimento visto a - f, sicuri del fatto che gli zeri di f sono tutti e soli quelli di - f. -
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Esercizi sulle Equazioni di Secondo Grado Pure
Esercizi qui
Equazione pura
E' l'equazione di secondo grado del tipo:
ax2 + c = 0
si ottiene dall'equazione completa ax2 + bx + c = 0 quando manca il termine di primo grado bx
Per risolverla usiamo le regole gia' viste per le equazioni di primo grado:
ax2 + c = 0
per il primo principio di equivalenza trasporto la c dall'altra parte dell'uguale cambiandola di segno
ax2 = -c
dovro' lasciare la x senza altri termini quindi applico il secondo principio dividendo entrambe i termini per a
ax2 -c
---- = ----
a a
-c
x2 = ----
a
ora siccome cerco la x mentre ho x2 per fare in modo che x2 diventi x dovro' fare la radice ad entrambe i termini
sono radicali algebrici perche' cerchiamo tutti i valori che elevati al quadrato ci danno il radicando quindi ci va il simbol o ma siccome e' un'uguaglianza basta mettere il simbolo solo davanti ad una delle due radici
x2 = -c/a
x = -c/a
le due soluzioni sono
x1 = --c/a x2 = +-c/a
quando faccio -c/a non faccio la radice di un numero negativo (non si potrebbe fare perche' nessun numero reale al quadrato mi da' un numero negativo). il segno meno significa semplicemente cambiare il segno di c/a
Facciamo un esempio
3x2 - 12 = 0
trasporto il -12 dopo l'uguale
3x2 = + 12
per il secondo principio divido entrambe i membri per 3 per liberare x2
3x2 12
---- = ----
3 3
x2 = 4
applico la radice ad entrambe i membri
x2 = 4
x = 4
x1 = -2
x2 = +2
e' consuetudine mettere le soluzioni partendo dalla piu' a sinistra sulla retta dei numeri e andando verso destra
Perche' il nome "pura" dato a questa equazione?
Sembra derivi dal fatto che gia' la usavano i greci per risolvere il problema: data la superficie di un quadrato trovarne il latoCITAZIONEesercizi sulle equazioni di secondo grado pure
Vediamo alcuni esercizi graduati per difficolta'
Comunque ricorda che questi esercizi possono essere resi difficili quanto si vuole
risolvere le seguenti equazioni:
esercizio 1
2x2 - 18 = 0 soluzione
esercizio 2
(2x - 3)2 = x (x-12) + 12 soluzione
esercizio 3
(x - 3)(x+3) + 5x = 5 (x- 5) soluzione
esercizio 4
10 x - 5 x + 5
---- - ------------- = ----------- soluzione
3 x + 5 x - 5
esercizio 5
5 1 1
-------------- + ------------- = ----------- soluzione
2x - 2 2x - 3 2x + 2
esercizio 6
ax2 = 0 soluzione
esercizio 7
x - a x + a
--------- = 3 + ----------- soluzione
x + a a - x -
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Tema Svolto L'Amicizia
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Le Nove Muse - Il Poeta Esiodo e Le Nove Muse Versione di Greco: Traduzione
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Titolo della Versione Il Poeta Esiodo e Le Nove Muse
Autore: //
Input: Ai Mousai, Dios kai Mnemosunes corai, en tais ton teon..
Libro: Versione N.11 Pag ?? -
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Romolo e Remo Salvati da una Lupa, Traduzione delle Versione
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Titolo della Versione Romolo e Remo salvati da una Lupa
Autore: ??
Input: Nulla res per triennium nisi ad nutum istius iudicata est
Libro: Nuovo comprendere e TradurreUn po' di storia: La Leggenda di Romolo e Remo
Il mito della lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo, salvando loro la vita è notissimo. I gemelli sono figli del dio Marte e della vestale Rea Silvia. La donna venne condannata a morte dallo zio Amulio, re di Alba Longa... Continua qui: [+]Il Mito della Lupa -
Il Mito della Lupa - Leggenda di Romolo e Remo - Lupa allatta Romolo e Remo - Fondazione Roma - Ricerche & Relazioni.
Il Mito della Lupa - Leggenda di Romolo e Remo - Lupa allatta Romolo e Remo - Fondazione Roma
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CITAZIONESul Forum è presente una versione riguardante quest'argomento:Romolo e Remo Salvati da una Lupa
Il mito della lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo, salvando loro la vita è notissimo. I gemelli sono figli del dio Marte e della vestale Rea Silvia. La donna venne condannata a morte dallo zio Amulio, re di Alba Longa, per non aver rispettato il voto di castità, ma il fiume Aniene, dove venne gettata, ne ebbe pietà e la resuscitò. Anche i neonati erano destinati a morire, ma il servo incaricato di sopprimerli non ebbe coraggio di farlo e li depose in una cesta, affidandoli alle acque del fiume Tevere. La cesta si arenò presso un albero di fico ai piedi del colle Palatino (ficus Ruminalis), dove li notò una lupa scesa per abbeverarsi, che, sentito il pianto dei bambini, cominciò ad allattarli come se fossero suoi cuccioli. Successivamente un pastore di nome Faustolo trovò i bambini e li portò a sua moglie Acca Larenzia per farli crescere insieme alla sua numerosa famiglia.
La presenza di una lupa di bronzo nella città di Roma è ricordata dagli autori antichi. Tito Livio (Ab Urbe Condita, libro X) parla di “una statua dei gemelli fondatori di Roma sotto le mammelle della lupa, collocata nei pressi del fico Ruminale”, nel Foro Romano, presso il Comizio. Cicerone racconta, inoltre, che nel 65 a.C. “in Campidoglio la lupa di Romolo e Remo fu colpita da un fulmine”. Dionigi di Alicarnasso ricorda infine una statua molto antica da lui ammirata nella grotta del Lupercale, ai piedi del Palatino.
In età medievale, Mastro Gregorio, un erudito inglese vissuto tra XII e XIII secolo, nei Mirabilia Urbis Romae, descrive la statua bronzea in Laterano, collocandola sotto il portico presso l’entrata del palazzo papale: “in porticum etiam ante hiemale palatium domini papae est imago aenea illius lupae, quae dicitur Remum et Romolum aliusse”. -
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Actio Prima,5 - Epistuale - Cicerone, Traduzione delle Versione
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Titolo della Versione Actio Prima, 5 (Epistuale)
Autore: Cicerone
Input: Nulla res per triennium nisi ad nutum istius iudicata est
Libro: // -
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Profilo di Timoteo
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Titolo della Versione Profilo di TImoteo
Autore: Cornelio Nepote
Input: Timotheus Cononis filius Atheniensis. Hic a patre acceptam gloriam multis auxit virtutibus. Fuit enim disertus impiger laboriosus rei militaris peritus neque minus civitatis regendae.
Libro: Versioni Latine per il Trienno - Angelo Diotti; pag. 138 n.3
Un po' di StoriaCITAZIONEnascita: Atene poco prima del 400 a.C.
morte: 354 a.C.
capitoli riservati: 4
famiglia: figlio di Conone, suocero di Ificrate
caratteristiche: eloquente, attivo, operoso, esperto di guerra e di politica
fatti importanti:
Sottomise Olintiaci e Bizantini
Prese Samo, Critote, Corcira e Sesto
Liberò Cizico
Combatté contro il re Coto
Portò molti bottini per l’erario
Stabilì con gli spartani le leggi che diedero ad Atene il primato del potere marittimo
Fu processato per tradimento e si ritirò in esilio volontario a Calcide -
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Virtù e Vizi di Alcibiade
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Titolo della Versione Virtù e Vizi di Alcibiade
Autore: Cornelio Nepote
Input: In Alcibiade quid natura efficere possit videtur experta
Libro: Versioni Latine per il Trienno - Angelo Diotti; pag. 138 n.2
Un po' di StoriaCITAZIONEAlcibiade (in greco antico Ἀλκιβιάδης / Alkibìadēs; Atene, 450 a.C. – 404 a.C.) è stato un generale e politico greco antico.
Uomo dalle mille contraddizioni, Alcibiade è stato uno dei personaggi più controversi dell' intera storia politica ateniese: giudicato intelligente, colto, energico, scaltro e astuto, ma anche individualista e spregiudicato, fu portato a seguire una politica più di potere personale che di interesse comune. -
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Chiare, Fresche e Dolci Acque: Commento, Analisi, Parafrasi | Petrarca
Commento su “Chiare, fresche e dolci acque” di Francesco PETRARCA. IL TEMA: Il ricordo di Laura e la sofferenza per l'amore inappagato sono i temi della poesia, e si alternano continuamente tra un tono severo, leggermente velato di malinconia nelle strofe (prima e quarta) dedicate alla donna, e un tono triste e angoscioso in quelle che esprimono lo stato d'animo del poeta. Il testo è costruito sulla rappresentazione di un istante indimenticabile, guardato nella prospettiva del ricordo, che il poeta ha vissuto contemplando la bellezza di Laura illuminare, con la sua presenza, tutta la natura circostante. La natura è descritta solo per esaltare la bellezza della donna; i luoghi non hanno nome né consistenza reale fuori dall'immaginazione del poeta e il passato che riemerge è trasfigurato dal ricordo. LA STRUTTURA: I piani temporali si intrecciano in un perfetto equilibrio. Nelle prime tre stanze i tempi verbali si succedono secondo la linea passato- presente- futuro; nelle due strofe successive, lo schema è invertito e con una scansione molto più ravvicinata: futuro- presente- passato. Questa successione cronologica contribuisce a rendere l'idea di indeterminatezza della scena, collocata in una dimensione extratemporale che ne accentua il fascino. Nella prima stanza, tutti gli elementi invocati delineano il paesaggio che fa da sfondo ai ricordi del poeta, che è stato testimone, un tempo, della presenza della donna amata. Nella seconda stanza, viene sottolineata la trasformazione dell'amore, da passione ed emozione diretta, in amore spirituale, in contemplazione e ammirazione. Nella terza stanza, collocata in una dimensione futura, il poeta immagina che Laura, ritornata in quei luoghi, mossa da pietà ottenga dal cielo il perdono dei peccati commessi da lui. Nella quarta stanza, il poeta ci riconduce al passato, al momento dell'incontro con Laura. La bellezza della donna trasfigura lo sfondo naturale in una visione sublime e celestiale. La quinta stanza è inserita in una dimensione irreale di sogno. Il congedo ci riporta al presente, nella consapevolezza del poeta che i suoi versi non sono all'altezza dell'argomento trattato.
1- LE FIGURE RETORICHE: l'uso del polisindeto ( per es. al verso 58: " e 'l volto e le parole e 'l dolce riso). crea un dolce equilibrio formale, mentre le coppie di sostantivi e attributi e il ricorso ai parallelismi conferiscono al testo l'uniformità totale tipica del linguaggio petrarchesco, lontano dagli eccessi e dalle dissonanze.
L'anafora (ove..ove) nella prima stanza costituisce quasi un'indicazione spaziale nel paesaggio calcato dalle orme di Laura; L'ossimoro ( la fera bella et mansueta) esprime il potere di inquietudine passionale che scaturisce dalla quiete piena di grazia della creatura amata. Nell'ambito delle figure di suono, individuiamo le allitterazioni ( volga la vista; faccia forza), l'iperbato (m'aveano, et sì diviso) crea la scissione interiore del poeta.
Commento
questa notissima canzone è ambientata nello splendido paesaggio di Valchiusa.
l'incipit di straordinaria musicalità, scandito dal ritmo di parole esclusivamente bisillabiche e piane, ci presenta la donna amata nell'atto di bagnarsi le membra nelle acque del fiume Sorgue. Tutta la lirica è come attraversata da una sospensione del presente. Le immagini quasi visionarie del futuro, dominate dall'idea della morte e dal pensiero consolatorio delle lacrime dell'amata sparse sulla tomba del poeta, si avvicendano alla rievocazione del passato. I toni chiari del paesaggio ameno di Valchiusa, presenti nella prima stanza, lasciano il posto, nella seconda al pensiero della morte consolato solo dalla pietà dell'amata. Dopo l'andamento quasi spettrale della terza stanza, nella quarta si presenta dinuovo lo scenario di un paesaggio dai tratti idealizzati, quasi dominato da una dea che tutto anima e placa al tempo stesso con la forza della sua bellezza. Nell'ultima stanza infine si fa strada la consapevolezza della contraddizione insanabile: il luogo in cui è apparsa Laura è l'unico in cui il poeta sembra trovare pace, ma si presenta al tempo stesso come la fonte di tutte le lacerazioni. -
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L'oro et le perle e i fior' vermigli e i bianchi | Parafrasi,Analisi,Commento | Petrarca
VOI CH'ASCOLTATE IN IME SPARSE IL SUONO
Voi che ascoltate in poesie sparse il suono di quei sospiri dei quali io nutrivo il cuore nel tempo della mia iniziale illusione giovanile,quando ero in parte un uomo diverso da quello che io sono,ovunque vi sia qualcuno che per esperienza cnosca l'amore,spero di trovar pietà,oltre che perdono,del mio stile mutevole in cui io piango e ragiono fra le inutili speranze e l'inutile dolore.
ma ora vedo bene che x molto tempo fui per tutta la gente motivo di dicerie,per cui spesso mi vergogno di me stesso fra me;e il risultato del mio illudermi è la vergogna,e il pentirsi,e il capire che tutto ciò che piace nel mondo è fuggevole illusione.
METRICA
sonetto(2 quartine e 2 terzine di endecasillabi) con schema di rime ABBA,ABBA;CDE,CDE.la prima quartna è segnata dalla iterazione del gruppo /ri/ ("rime,sospiri,nudriva,primo"):la seconda dal gruppo /va/(vario,che rilancia anche ri della quarina precedente,van,prova,trovar).anche le terzine sn dominate dalla figura dell'allitterazione:favola fui,me medesimo meco mi,vaneggiar vergogna,conoscer chiaramente,che quanto.ripetizioni"vane,van(v.6) e "mi vergogno,vergogna"(v.12)chiasmo dei vv.5-6,nei quali a piango corrisponde dolore e a ragiono corr speranze.si noti infine che prolungando ancora le due catene di collegamenti, alla pietà corr la vergogna e al perdono il pentimento.
L'oro et le perle e i fior' vermigli e i bianchi
l'oro e le perle e i fiori rossi e bianchi,che l'inverno dovrebbe fare appassiti e secchi,sono per me spine pungenti e velenose che io avverto nel petto e nei fianchi.
perciò i miei giorni saranno dolorosi e scarsi,poichè accade poche volte che un gran dolore invecchi:ma di ciò incolpo più gli specchi assassini,che avete stancati nel contemplare voi stessa.
questi fecero tacere il mio Signore,che vi pregava per mio conto per cui egli tacque,vedendo il nostro desidrioe saurirsi in voi;questi furono fabbricati presso l'acqua dell'abisso,e intinti nella dimenticanza eterna,da cui si originò l'inizio della mia morte.
Metrica
Il sonetto(2 quartine e 2 terzine di endecasillabi rime ABBA,ABBA;CDC,DCD)è diviso in 2 parti.le quartine sn caratterizzate da uno stile concentrato, aspro, caratterizzato da rime difficili e dal suono duro.il orocompito è descrittivo e narrativo.le terzine scandite dall'anafora (questi poser...questi fuor fabbricati) hanno un andamento meno teso e un compito riflessivo.
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
(quando vidi per la prima volta laura) i suoi capelli color oro erano sparsi all'aria,che li intrecciava in mille dolci nodi,e la attraente luminosità di quei begli occhi,che ora ne sn così privi,ardeva in modo eccezionale;e il viso mi pareva assumere i segni della pietà,nn so se veramente o falsamente:quale meraviglia se io che avevo al petto l predisposizione ad amare bruciai immediatamente d'amore?
Il suo modo di camminare nn era evento umano,ma di anima angelica;e le sue parole avevano suono diverso da una semplice voce umana.
uno spirito dal cielo,un sole risplendente fu quello che io vidi:e se ora non fosse più così,la ferita non guarisce perchè si allenta l'arco che l'ha causata.
Metrica
Sonetto,2 quartine e 2 terzine di endecasillabi.rime ABBA,ABBA;CDE,DCE.c'è un riferimeto alle armi tradizionali di Amore e cioè arco e frecce,benchè nel concreto sistema metaforico,all'arco corrisponda laura;alla ferita,l'amore del poeta,alla freccia l'evento dell'innamoramento qui rievocato... -
voi ch'ascoltate in rime sparse il suono: Parafrasi,Analisi del Testo,Figure Retoriche,Commento - Analisi del Testo.
voi ch'ascoltate in rime sparse il suono: Parafrasi,Analisi del Testo,Figure Retoriche,Commento
Il sonetto ci offre un consuntivo dell'intera esperienza amorosa del poeta , presentata come un folle vaneggiare da cui è stato necessario liberarsi per divenire un uomo nuovo , libero dall'errore. Petrarca ammette che l'amore per Laura era una forma di allontanamento dalla retta via dell'amore divino e che , di conseguenza , era indispensabile cambiare completamente la propria prospettiva interiore, non lasciandosi invischiare nell'idolatria delle cose terrene e riconoscendo appieno la grandezza di Dio per poi annullarsi in essa .In altre parole Petrarca , fin dall'esordio, mostra di voler intrecciare il messaggio morale e filosofico di impronta agostiniana con un orientamento poetico legato ai modelli stilnovistici.
PARAFRASI
Voi che ascoltate in versi di varia natura l'eco di quei sospiri di cui io nutrivo il mio animo al tempo del mio primo errore giovanile quando ero in parte diverso dall'uomo che oggi sono
spero di trovar comprensione e perdono - presso chi, per diretta esperienza, conosce cosa sia amore - per il vario stile in cui piango e rifletto ( sulla mia condizione) tra inutili speranze e vano dolore.
Ma mi accorgo ormai come per tutti gli altri sia stato oggetto di derisione per lungo tempo, per cui spesso di me stesso mi vergogno;
vergogna è il frutto del mio inutile vaneggiare il pentimento e l'accorgermi chiaramente che, quanto piace all'uomo, non è altro che un breve sogno.
FIGURE RETORICHE
La struttura delle quartine si distende " a chiasmo": nella prima quartina si incontrano in ordine l'invocazione ( voi) con verbo portante(ascoltare) + catene di subordinate ; nella seconda il sistema viene rovesciato : catena di subordinate + invocazione (chi per prova) + verbo portante (spero) .
Nelle terzine c'è una ripetizione insistita di allitterazioni "favola fui " , "di me medesimo meco mi vergogno" e " vaneggiar vergogna".
Presenti alcune anastrofe nelle terzine " di me medesimo mi vergogno" e " del mio vaneggiar vergogna è il frutto". -
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Frasi sul Congiuntivo Ottativo
Il Congiuntivo ottativo o desiderativo viene usato per esprimere il desiderio per qualcosa che si spera di realizzare o il rammarico per qualcosa che si ritiene irrealizzabile. Se il desiderio è considerato realizzabile, se si spera che il desiderio possa realizzarsi nel presente o nel futuro perfetto (raro), se ci si augura che il desiderio possa essersi realizzato nel passato si traduce con il presente
****
se il desiderio è considerato irrealizzabile:
si traduce con l'imperfetto, se si ritiene che il desiderio non possa realizzarsi nel presente o nel futuro
con il piuccheperfetto, se si constata che il desiderio non si realizzò nel passato
Frasi:
1.utinam vobiscum essemus!
2.utinam nobiscum sis!
3.utinam res publica salva diu servetur!
4.vixissent diu parentes nostri!
5.utinam ne falsum esset!
6. velim in urbem venias.
7.utinam tibi istam mentem di inmortales dent!
8. atque utinam imitarentur nec ossa solum, sed etiam sanguinem!
Se vi serve la traduzione mandatemi un messaggio privato